15/10/2008: Regno Unito - Lavori forzati in attesa di espulzione nel lager della Geo Group


Una campagna per chiudere Campsfield celle sovraffollate, lavoro forzato per migranti in attesa di espulsione. Il carcere, a pochi km da Oxford, è gestito a scopo di lucro dal gruppo privato Geo.
Lavorano 6 ore al giorno per 5 sterline (poco più di 6 euro), rinchiusi in una struttura circondata da una recinzione alta 6 metri, con filo spinato. Telecamere a circuito chiuso lungo tutto il perimetro. Celle comuni sovraffollate. Queste sono le condizioni in cui sono costretti a vivere 200 migranti, in attesa di espulsione, a Campsfield House, centro di detenzione per immigrati a Kidlington, a circa 9 km da Oxford.
È una prigione gestita a scopo di lucro privato dal gruppo Geo (Global Expertise in Outsourcing), la cui supervisione spetta ai funzionari del ministero dell’Interno preposti all’immigrazione. Un tempo carcere minorile, fu convertito in un centro di detenzione per immigrati nel 1993, nonostante le proteste e l’opposizione del Consiglio municipale locale.
La maggior parte dei detenuti sono rifugiati politici in fuga dalla guerra, dalla morte, dalla tortura, e provenienti da paesi tra i quali: Nigeria, Algeria, Ghana, Turchia, India, Congo. Sono trattenuti in questa struttura, senza accuse a loro carico e senza nemmeno la possibilità di essere rappresentati da un legale.
Amnesty International condanna queste come delle "violazioni dei diritti umani" riconosciuti a livello internazionale. La Fondazione medica per la cura delle vittime da tortura, condanna le condizioni a Campsfield House. Concepito per contenere 196 prigionieri, il centro è quasi sempre al limite. Un detenuto ha detto: "Siamo in tre in una cella singola, senza ventilazione. Qui dentro si bolle. È peggio di una prigione. Almeno lì si sa quando si esce; qui non si sa dove ci si trova". Bob Hughes, attivista della campagna "Chiudere Campsfield", sostiene: "Da quando è arrivata la Geo, si è verificata una netta riduzione del tempo di aggregazione per i detenuti ed un deterioramento sia del cibo che delle cure mediche".
Geo, leader mondiale nella gestione privata delle strutture correzionali, gestisce 52 carceri negli Usa, 6 in Australia e uno in Sud Africa. Un totale di 49mila detenuti, 10mila impiegati, per un giro di affari annuo di 612 milioni di dollari. La società, ha anche un contratto per l’amministrazione di un "centro delle operazioni di emigrazione", nella base statunitense di Guantanamo.
"Noi manteniamo la nostra posizione: Campsfield deve essere chiuso. Finché è aperto, i posti di lavoro devono essere adeguatamente pagati e svolti da personale addetto. I detenuti devono ricevere un’indennità finanziaria e non sono tenuti a lavorare come degli schiavi per una multinazionale che ricava enormi profitti da una struttura che provoca stress, incertezza e incide negativamente sulla salute mentale dei detenuti", è quanto dichiara Tuc (Trades Union Congress).
Tracy Ellicott, attivista della campagna "Chiudere Campsfield", sostiene: "i detenuti non sono costretti da Geo a lavorare, ma dalle condizioni in cui vivono: rinchiusi tutto il giorno, preoccupati per il loro futuro e senza soldi per l’acquisto di qualsiasi bene che possa essere loro necessario". Negli ultimi anni, Geo ha effettuato tagli sul personale educativo, ricreativo e infermieristico. "È incredibile - continua la Ellicott - che persone che non hanno fatto nulla di male, non solo sono detenute in carcere come criminali, ma sono anche trattati come schiavi. Geo attraverso il loro lavoro servile risparmia denaro".
La legge in materia di immigrazione, vieta ai richiedenti asilo di lavorare e prevede per quest’ultimi, un sostegno economico del 70% per ciò che è considerato indispensabile per vivere. Imprese private come Geo, che gestiscono centri di detenzione per immigrati, fanno enormi profitti. Sette dei dieci centri presenti nel Regno Unito, sono amministrati da società private. Dei dati mostrano che, nel periodo 2007/2008, il costo medio per la detenzione di un prigioniero è stato di 119 sterline al giorno (150 euro). La campagna per chiudere Campsfield è sostenuta dalle organizzazioni dei rifugiati, dai sindacati, da organizzazioni studentesche e gruppi religiosi.

Per avere informazioni sulle attività della campagna è possibile consultare il sito: www.closecampsfield.org.uk.

fonte: liberazione 3 ottobre 2008
Da http://www.informa-azione.info

http://www.autprol.org/