20/01/2009: Resoconto dell'udienza del 14/01 del processo d'appello Paolo, Ivano e Antonella


La terza udienza del processo del processo d'appello contro Paolo, Ivano e Antonella si è aperta con la produzione da parte del PG e l'acquisizione agli atti dei decreti autorizzativi delle intercettazioni su cui si basa il castello accusatorio, magicamente venuti alla luce dopo il nulla osta di De Angelis.
Liquidata in cinque minuti la questione e distribuita copia alla difesa dei compagni, è iniziata la requisitoria del PG, che ha richiesto per prima cosa di rigettare l'eccezione di inutilizzabilità delle intercettazioni avanzata dagli avvocati, per violazione dei presupposti di legittimità delle stesse di cu iagli artt. 268 e 271 c.p.p., sostenendo la loro assoluta regolarità e distinguendo ulteriormente fra le intercettazioni e il rilevamento GPS, non assoggettato alle stesse norme e presupposti ed equiparato dal punto di vista procedurale ad un'attività di pedinamento elettronico di polizia giudiziaria.
Sulla falsariga della relazione di De Angelis, il PG ha cercato di dimostrare la congruenza fra i fatti addebitati e le intercettazioni, operando delle evidenti forzature rispetto a quanto emerso dalle contestazioni dei difensori e per giunta rispetto ai dubbi che egli stesso era sembrato porsi nella scorsa udienza rispetto all'attendibilità delle perizie. Ha sostenuto imperterrito la responsabilità dei compagni rispetto ai fatti, così dimostrando ancora una volta la natura politica di tutto il teorema alla base di questo processo. In particolare, nonostante l'ostentata sicurezza, nessuno potrebbe spiegare la ragione per cui la corte DOVREBBE, secondo il PG, ritenere attendibile senza dubbio il riconoscimento delle voci e la conseguente identificazione di chi parla, effettuato durante le intercettazioni dagli agenti di polizia, che come tutti ben ricordano, durante il processo di primo grado hanno ammesso di poter solo supporre l'identità o di averla dedotta per conoscenza personale (!), non essendoci dato di fatto alcuno sull'identificazione.
Il PG ha continuato il suo discorso sottolineando come le parziali ammissioni degli imputati sulla responsabilità di alcune scritte tracciate sui muri di Nuoro, dimostrerebbe di per sé la loro adesione al fantomatico progetto eversivo che ha condotto alla realizzazione dell'attacco alla sede elettorale di AN. Punto principale di questa abbastanza debole argomentazione sarebbe la paternità di una scritta comparsa sul muro dello stadio di Nuoro, firmata con l'acronimo NPC: ebbene, il Procuratore, negando un'evidenza documentata sostiene che tale scritta sia di colore arancione, come altre scritte tracciate dagli imputati, mentre la difesa è al corrente che la stessa sia NERA.
Molto "acutamente", la Digos ha documentato il "misfatto" con una foto in bianco e nero, ma anche così è difficile far passare in cavalleria una tale menzogna, per giunta collocandola a fondamento - sebbene in concorso con altre menzogne! - di una sentenza di condanna per 270 bis. L'accusa addebita l'esecuzione materiale delle scritte al compagno Ivano, additando Antonella come concorrente morale e istigatrice e rafforzatrice dei propositi criminosi.
Successivamente, il punto centrale della requisitoria ha riguardato le intercettazioni in cui, rispettivamente, i compagni sono accusati di aver discusso della redazione del documento di rivendicazione (Ivano e Antonella) e dei sopralluoghi e atti esecutivi dell'attacco (Ivano e Paolo). Il PG fa "sparire" l'errore di calcolo dell'orario intercorrente fra il segnale GPS e l'avvio delle intercettazioni ambientali (emerso nella scorsa udienza), giustificando che la coincidenza sostanziale sarebbe dimostrata da tutti i fatti conseguenti, e cercando di smontare le spiegazioni logiche presentate dalla difesa, a partire dalla discussione sulla mostra che doveva essere allestita sui fatti di Osposidda. Secondo il PG, la ricorrenza di tale fatto era dieci mesi dopo (nessuno ha capito cosa ciò importi), e non se ne rinviene traccia nè nelle intercettazioni né nei risultati delle perquisizioni (é forse perché è stato acquisito agli atti solo ciò che pareva a De Angelis?!). Quanto all'intercettazione effettuata in questura il giorno dell'arresto dei compagni, si sostiene che essi abbiano discusso fra loro della mostra sapendo di essere intercettati, al fine di apprestare una linea di difesa.

Tutte queste considerazioni non fanno che mettere in evidenza l'assoluta scorrettezza del metodo accusatorio di De Angelis, della polizia e ora del PG che ad esso si associa vigliaccamente, consistente nel cercare forzosamente elementi e farne coincidere altri del tutto incongruenti sulla base di un'idea aprioristica e preconfezionata, tramite una lunga serie di adattamenti ex post.
Conclusione di queste argomentazioni, e di calcoli giuridici che qui tralasciamo, sono state queste richieste: 8 anni e 6 mesi per Ivano, considerato non semplice partecipante all'associazione ma promotore e punto di riferimento (anche alla luce dei "contatti" con gli indagati Mauro Mereu e Franca Dessena, nelle cui abitazioni sono stati rinvenuti dei semplici documenti di dibattito) e 6 anni e 6 mesi per Paolo e Antonella.
Dopo la requisitoria del Procuratore Generale è stata la volta della parte civile (per conto della presidenza del consiglio dei ministri), che ha basato la sua richiesta di condanna e di conseguente risarcimento sulla "gravità", anche senza prendere in considerazione gli atti esecutivi, del reato di associazione sovversiva, la quale fattispecie, "secondo l'ordinamento" e la giurisprudenza di cassazione, è integrata dalla semplice adesione ideologica di almeno due persone ad un'ideale rivoluzionario, che di per sè è necessario attuare con la violenza. Pare che al delirio non ci sia limite.
L'avvocato di parte civile ha inoltre mostrato un particolare e inspiegato accanimento contro la compagna Antonella, dando anch'essa come promotrice e intigatrice invece che come partecipante, e relegando il solo Paolo al ruolo di gregario ed esecutore materiale.
Non si conosce ancora l'entità del risarcimento richiesto dalla parte civile, dal momento che l'avvocato ha porto al presidente il documento dove essa era indicata al termine della sua requisitoria.

Il processo riprenderà lunedi 19 gennaio alle ore 9,00 con l'arringa dell'avvocato Elias Vacca, difensore di Antonella, a cui seguiranno gli altri componenti il collegio difensivo, presumibilmente anche per la durata dell'udienza di mercoledi 21.

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