12/02/2009: Sul carcere di Montorio (VR)


UNA TESTIMONIANZA DAL CARCERE DI MONTORIO (VERONA)
I detenuti della casa circondariale di Montorio, in occasione del convegno “il disagio nel mondo del carcere”, sentono la necessità di segnalare i problemi del carcere, con qualche timido accenno alla grave situazione di sovraffollamento. Lo stesso ministro Alfano, cosciente della difficile realtà carceraria ha più volte espresso l’urgenza di applicare un provvedimento per l’attuale situazione. Elenchiamo alcune difficoltà che viviamo nel carcere di Montorio:
- siamo attualmente 800 detenuti, comprese le donne, per una capienza massima ammissibile di 600 detenuti.
- viviamo in una cella di circa 12 metri quadrati in 4 persone.
- in tre quarti delle celle mancano le docce e l’acqua calda.
- i colloqui con i parenti sono difficoltosi: lunghissime attese fuori dal carcere per i parenti, colloqui di massimo mezz’ora.
- vitto scadente.
- prezzi alti per le spese di sopravitto (per una legge del carcere i prezzi sono adeguati al supermercato più vicino al carcere).
- area per l’ora d’aria costituita da 6 cortili in cemento, con pochissimo spazio per muoversi.
- scarsa opportunità di attività sportiva: campo di calcio praticabile una volta al mese, palestra utilizzabile una volta al mese, ma attualmente chiusa per riparazioni.
- numerose le perdite idrauliche, le finestre rotte le crepe sui muri.
- luce carente nelle stanze.
Queste sono le più evidenti carenze e problematiche che aggravano la nostra situazione e non tengono conto dei nostri diritti umani.
A questo si aggiunge un’estrema lentezza dei giudici e la mancata applicazione delle misure alternative per chi è stato definitivamente processato. Lentezza che va a discapito della possibilità di alleggerire il carcere in questa difficile situazione.
Facciamo inoltre presente che molti detenuti sono in attesa di giudizio. Con questo non chiediamo che ci venga regalato nulla, tanto meno la libertà, ma intendiamo evidenziare che, oltre alla necessità di un’urgente iniziativa del ministero, a breve e lungo termine, sarebbe già risolutivo applicare le leggi che esistono da tempo. Nel caso specifico del carcere di Montorio, soffriamo di una fortissima resistenza da parte dei giudici del tribunale di Verona: i permessi di semi libertà e affidamento in prova, pur previsti dalla legge, vengono nella gran parte dei casi rigettati. Il problema è diventato squisitamente di scelte politiche, e noi, dietro le sbarre, staremo inermi a guardare… finchè il carcere non scoppia!

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SOLIDARIETÀ AI DETENUTI IN LOTTA!
Il carcere di Montorio è stato concepito come carcere di massima sicurezza non solo per quel che riguarda la struttura ma anche per il regolamento interno e la gestione della giornata del detenuto, ciò vuol dire che viene applicato un particolare sistema rigido di detenzione, sistema che viene messo in atto generalmente con detenuti con condanne definitive molto alte. Vi sono però recluse soltanto persone in attesa di giudizio o con brevi condanne definitive (sempre inferiori ai 5 anni). La giornata del detenuto trascorre quasi interamente all’interno della cella, che rimane chiusa tutto il giorno ; ha a disposizione due ore d’aria al mattino e due al pomeriggio (in un cortile di circa 15x20 metri per 70-100 detenuti costretti a camminare in circolo tutti nella stessa direzione, per non urtarsi, come bestie in gabbia). A giorni alternati si può trascorrere 1 ora e ½ in una saletta di circa 5x7m dove si può giocare a carte o a ping pong e dove tutte le attrezzature sono in pessime condizioni. A questo si deve aggiungere il sadismo dei secondini che si prodigano quotidianamente nel ridurre di circa un quarto d’ora l’entrata e l’uscita da questi spazi, nonché alcuni si divertono a togliere, lasciando però a vista dei detenuti, dietro una rete, quella specie di pallone che si costruiscono con carta e scotch, per giocare un po’ durante le ore d’aria. Vengono ridotte anche le ore di colloquio che i detenuti hanno a disposizione (6 al mese) così, parenti spesso venuti da lontano, si trovano a fare incontri anche di soli 10 minuti che però vengono conteggiati come ora intera. Inoltre non vengono quasi mai concesse le due ore di colloquio a cui hanno diritto i familiari residenti in comuni distanti da Verona. Le celle (concepite in origine per 1-2 persone) misurano circa 12 m² e sono condivise da quattro detenuti. La maggior parte dello spazio è occupato da due letti a castello e da un piccolo tavolo, per cui bisogna fare a turno per scendere dal letto a 10 sgranchirsi un po’ e per mangiare. A causa di questi spazi ridotti l’attività fisica è inesistente, inoltre la palestra del carcere non è funzionante. Per questo anche una breve carcerazione provoca un deperimento delle capacità fisiche nonché visive dovute a un campo ottico sempre ristretto (alle sbarre delle finestre è saldata una fitta rete che impedisce di focalizzare l’orizzonte). Frequenti sono le perquisizioni nelle celle durante le quali spesso vengono buttati a terra e calpestati i vestiti e i propri oggetti personali, nonché quotidiane sono le battiture delle sbarre delle finestre per controllare che non siano tagliate. Il regolamento viene cambiato continuamente ed è sempre più vessatorio nei confronti dei detenuti: cambiano continuamente gli oggetti e gli alimenti da poter portare ai carcerati e, da ottobre non si possono più portare pacchi se non si è autorizzati a svolgere i colloqui mentre da novembre nemmeno i soldi. Ciò significa che chi non ha colloqui autorizzati li può ricevere soltanto per via postale (e ciò comporta notevole ritardo, non certo per colpa delle poste) e da questi sono esclusi tutti i generi alimentari. Per i parenti è quasi impossibile riuscire a capire l’intricata burocrazia carceraria e le guardie, oltre a deridere chi non è a conoscenza delle regole, non danno nemmeno informazioni a riguardo. Inutile sottolineare quanto sia difficile per gli stranieri tutto ciò. Queste sono solo alcune delle cose che caratterizzano la prigione veronese. I detenuti di Montorio da un po’ di tempo si stanno vivendo una situazione che va sempre peggiorando e anche per loro la pazienza è arrivata al limite. Diverse sono le segnalazioni di inasprimento delle condizioni di vita all’interno, sia come regolamento che come deperimento della struttura stessa. Inaugurato nell’aprile del 1995 il carcere sta già crollando a pezzi: infiltrazioni d’acqua, riscaldamento che non funziona, aule e spazi comuni inutilizzati, così come la palestra impraticabile... l’antenna televisiva è rimasta rotta per parecchio tempo e sappiamo tutti purtroppo quanto sia importante la tv per chi è dentro. L’amministrazione penitenziaria si giustifica dicendo che non ha soldi e con tale scusa si permette addirittura di non fornire più ai detenuti nemmeno il fondamentale rotolo di carta igienica alla settimana; se hai i soldi te lo puoi sempre comprare al modico prezzo di circa 80 centesimi a rotolo, se no, secondo il direttore, se ne può evidentemente fare anche a meno; chissà quali abitudini igieniche ha lui e la sua famiglia! Il vitto è a dir poco immangiabile e giusto chi non può fare la spesa lo accetta, il resto viene buttato, palesando una bizzarra gestione economica dei pochi fondi rimasti nelle mani della direzione del penitenziario. A fianco della mancanza di volontà del direttore di migliorare minimamente le cose, il magistrato di sorveglianza di Verona si distingue da parecchio tempo per la sua particolare rigidità nel trattare le richieste di usufruire dei permessi premio o di applicare misure alternative al carcere per i detenuti in assenza di rapporti disciplinari e con parere favorevole anche degli assistenti sociali a cui risponde ormai come un automa con rigetto o giudizio di inammissibilità. Dall’alto del suo scranno fa spallucce e gode dell’impossibilità economica dei detenuti di impugnare tali risposte rivolgendosi al tribunale di Venezia. Oltretutto, lamentano sempre i detenuti, tale condizione si aggiunge al fatto che il tribunale di Verona vanta di una linea che porta a emettere condanne, a parità di reato, a volte doppie, se non di più di altri tribunali italiani, a parte qualche rara eccezione.
Per questi e tanti altri motivi i carcerati di Montorio hanno deciso di dar vita ad una protesta fin tanto che non vedranno migliorare le condizioni di detenzione. Hanno indetto uno sciopero del vitto e sopravitto per 9 giorni (alcuni detenuti faranno anche sciopero della fame in solidarietà con chi non ha potuto organizzarsi con la spesa per mancanza di soldi) da sabato 31 gennaio a domenica 8 febbraio. Di tutta risposta la direzione, non appena si è accorta dell’intenzione dei prigionieri di protestare, ha iniziato a fare rapporti (che comportano l’impossibilità di ottenere lo sconto di un mese e mezzo di pena che si concede normalmente ogni sei mesi di detenzione) e a mettere in punizione (che comporta il divieto di uscire all’aria con gli altri detenuti) chi a parer suo è maggiormente coinvolto nell’agitazione. Bene, se questo è il suo atteggiamento, noi dall’esterno rispondiamo con mobilitazioni in solidarietà a tutti i prigionieri in lotta fintanto che le loro richieste non saranno soddisfatte.

Invitiamo chi volesse condividere questa lotta a contattare questo indirizzo: spezzare le catene c.p. 19 agenzia succ. 17 via Pisano 55 37131 Verona, oppure via mail spezzarelecatene@libero.it

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Cari compagni, prima di tutto vi comunico che sto bene e con l’umore sempre alto !!! Volevo comunicare che dopo la distanza di quattro mesi, la nostra posizione di prigionieri non è cambiata, siamo sempre isolati fra i comuni, quindi ci vengono tolti tutti i privilegi che ci spettano del tipo stare a contatto con altri detenuti, fare l’aria in comune, saletta, socialità e blindo aperto, sappiamo che è una tortura che ci vogliono infliggere, sappiamo bene che non è l’istituto in cui siamo ospiti a imporci la carcerazione che sto e stiamo subendo io e la mia compagna Maddalena, ma bensì sappiamo che sono la procura di Bologna e Parma! Visto che per il reato per cui ci volevano incastrare non sussiste come l’articolo 280 bis, art. 6, art. 4! Infatti la mano repressiva non ha perso tempo a farci accumulare altre denunce per tenerci sempre dentro nell’apparato stringente della repressione. Infatti sono stato denunciato per aver fatto uscire lettere e comunicati dal contenuto eversivo e di aver coinvolto altri detenuti per fare in modo che la censura non potesse leggerli o ancora meglio bloccarli, infatti il braccio in cui mi trovo ha subito perquisizioni, richiami e rapporti e minacce di trasferimento. Io già sono arrivato a tre rapporti disciplinari perché difendevo chi solidarizzava con me. Ormai le perquisizioni non le conto più, poi mi hanno notificato un altro anno di Daspo dopo che avevo compiuto sei anni di firme con una scusa banale, poi ho saputo dall’avvocato che sono indagato per manifestazioni antifasciste e di aver partecipato agli scontri! Sono state bloccate le lettere dove i detenuti chiedevano il materiale informativo visto che nel registro hanno tutti gli indirizzi. E per completare non sono mancati gli attacchi mentali con colloqui un’ora su due che mi spettavano visto che i miei vengono dal sud e lo faccio ogni due settimane! E puntualmente non sono mancati gli attacchi sentimentali non facendomi ricevere più posta dalla mia compagna Nora! Secondo loro questi seri e beceri attacchi mi dovrebbero piegare o abbattere o spegnere quel braciere che arde dentro me, non hanno capito un cazzo, la meschinità di cui sono in possesso Stato e borghesi e mi vorrebbero infliggere non mi scalfiscono per niente. Diciamo che già mi hanno vaccinato da tempo!!! Intanto i soliti infami PM e Digos non fanno altro che il loro sporco e sudicio lavoro strisciando giornalmente nelle nostre vite come luridi vermi cercando in tutti i modi di incularci e di farci pagare tutto quello che si è accumulato negli ultimi mesi o anni. Ma tanto noi abbiamo quella forza dentro di non retrocedere mai nelle lotte e le loro miserie tattiche non ci fanno paura visto le meschinità che infliggono giornalmente a intere popolazioni! Quelli pensano di avere la coscienza a posto mandando in carcere certi individui, ci credo siamo i loro nemici e loro i nostri, è una battaglia, loro fan quello che è in loro potere (datogli dallo Stato) per proteggere quella classe sociale che li aiuta a portare avanti il loro Bel Paese, pieno di “democrazia”! e quindi tentano con ogni mezzo necessario di reprimerci, è nostro dovere rispondere colpo su colpo, senza arrendersi mai e continuare sempre a testa alta fieri di essere loro nemici perché fieri di combatterli per ciò che sono, ovvero esseri vuoti senza la benché minima idea di cosa siano i veri sentimenti, le vere passioni, la dignità. Figuriamoci se gli infami pronti ad alzare il loro bell’indice conoscono il significato di certe parole, a stento le hanno solo lette sul vocabolario,”forse”, ma nei fatti non hanno la minima idea di cosa possano essere! Ma noi lo sappiamo e questo ci rende capaci di vincerli ed essere superiori nella vita vera. Giudici, magistrati, PM, sbirri, politicanti, servi e servi in divisa non sono nulla, sono gentaglia vuota che deve essere eliminata, distrutta, arrecano danno già solo con la loro presenza!
Lasciamo che questi burattini blaterino, intanto noi ci organizziamo per combatterli! La libertà vera non potranno mai rinchiuderla tra le sbarre, mura cielo e terra! Per quanto mi riguarda possono dire ciò che vogliono, lo so già come sono instaurate le loro strutture che mantengono questo fottuto sistema giuridico basato sulle loro leggi guadagnate col sangue!
Ormai non mi stupisco più di nulla possono dire e giudicarmi come vogliono, terrorista sovversivo violento, insurrezionali sta, non è il loro giudizio che m’importa tanto meno le loro minacce! Nella mia vita posso aver commesso degli errori, ma mai ho smesso di fare le cose col cuore, mai! L’unica volta che mi guarderò dentro sarà per pentirmi di non aver fatto abbastanza per annientare Stato, Chiesa e capitale!
Con Sole, Baleno,Carlo e Alexis continuo a resistere
Fuoco alle carceri, rivolta perenne!
Viva l’anarchia, viva la libertà!

Verona, 21/01/09, sezione E.I.V
Giuseppe Sciacca

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Compagni e compagne, mi giungono notizie che dopo il supporto venuto a portarci dall’esterno con il presidio sotto al carcere, il personale ha minacciato con rapporti e non solo, svariati detenuti della 4° sezione (e non solo credo) per via del giusto e buono sfogo che ogni prigioniero/a da per far sentire la propria voce all’esterno. Sappiamo che certe tattiche adottate da questi maledetti sono all’ordine del giorno e sappiamo anche che quel che da fastidio, che provoca scompenso ad un determinato modo di vivere la carcerazione viene represso. Io, con questi metodi che vengono fatti ai danni dei/lle detenuti/e, posso solo che indignarmi e confermare ancora una volta il fatto che sono proprio le cose che toccano, che intaccano e quindi che funzionano tra detenuti/e a venire attaccate. Più la risposta è forte e sentita più si cercherà di annientare la voce dei/le reclusi/e. quindi non un passo in dietro, anzi ancora più convinzione nell’usare ogni mezzo per colpire ciò che ci annienta! Affianco di tutti/e quei/lle prigionieri/e che hanno subito la repressione carceraria nelle ultime settimane, sono con loro, sempre!

Un abbraccio Madda, 5/2/09

Estratti da: La Bella n.14

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