19/02/2009: Volantino distribuito davanti al tribunale di Lecco; prossima udienza martedì 24/2 ore 15


LA LOTTA NON SI ARRESTA
Martedì 10 febbraio, durante la giornata di commemorazione del “giorno del ricordo”, come ogni anno una sfilza di fascisti ha voluto sfilare in corteo per le vie di Lecco, in ricordo dei falsi “martiri” delle foibe. Un gruppo di anarchici ha deciso di contestare dedicando loro alcuni cori, quali ”morte al fascio” e “non ci sono martiri nelle foibe”. A questi ha reagito una squadra di polizia politica in borghese (digos), caricando immediatamente il gruppo e fermando quattro compagni. La carica è stata improvvisa, accompagnata da insulti e calci. Uno dei fermati è stato tratto in arresto, rilasciato il giorno seguente, sarà processato per direttissima. I reati attribuiti a tutti e quattro sono: “radunata sediziosa”, “manifestazione non autorizzata”, “resistenza a pubblico ufficiale” ed altro. Al compagno sono stati attribuiti anche i reati di “violenza” e “lesioni a pubblico ufficiale”.

Entrare nei dettagli tecnici dell’episodio e del processo è quanto mai inutile: l’impianto accusatorio e la violenza risoluta con cui hanno agito le forze repressive mostrano da sé come si sia in presenza di un premeditato attacco alla lotta anarchica e libertaria di questa città. Non è un caso che un’offensiva così pesante sul piano giudiziario (e al contempo così costruita ad arte) sia stata messa in atto in un momento di intensa agitazione sociale, in cui anarchici, comunisti, antifascisti e anticapitalisti si stanno mobilitando attivamente per contrastare il soffio razzista e guerrafondaio che invade questa ed altre città, intessendo rapporti non gerarchici, non speculativi e perciò pericolosi per l’ordine costituito.
Questa volta a far infuriare i soliti poteri forti della città (amministrazione comunale, politicanti e notabili, questura, prefettura, nonché la schiera di poliziotti a giornalisti locali a loro difesa) è stata la contestazione alla solita parata che il 10 febbraio di tutti gli anni il comune organizza per commemorare dei presunti “martiri” patrioti, caduti nelle foibe di Venezia Giulia e Dalmazia per mano dei partigiani jugoslavi. Da quando, qualche anno fa, è stata forzatamente imposta questa ricorrenza revisionista, con la relativa sfilata cittadina di neofascisti con tanto di fiaccole e bandiere, questi hanno sempre ricevuto una aperta contestazione: negli anni è stata organizzata una mostra fotografica e si sono svolti diversi incontri sul tema, per denunciare come la “questione foibe” non sia altro che un tentativo di inventarsi un genocidio mai avvenuto, di riscrivere la storia delegittimando la resistenza italiana e balcanica, con l’obiettivo ultimo di riabilitare storicamente e politicamente gli occupanti nazifascisti e infondere nuovi sentimenti nazionalisti, anticamera di discriminazioni e persecuzioni degli stranieri immigrati.

A ben vedere, un processo per direttissima per aver osato contestare un manipolo di nostalgici del regime, non è un’eccezione né una stranezza in questa società: con una regolarità inquietante viene indagato, arrestato, processato e incarcerato chiunque si opponga apertamente e frontalmente ad uno stato totalitario che avalla politiche razziste, protegge poteri economici, partecipa ad invasioni militari all’estero e usa la repressione squadrista come prassi (proprio in questi giorni il parlamento sta riconoscendo legalmente le “ronde” e le “squadracce” di picchiatori leghisti).
Dallo sgombero di case occupate (ultimo il Conchetta milanese), alla carcerazione preventiva e in isolamento per i dissenzienti (come per i recenti fatti di Parma, in cui quattro compagni sono rinchiusi in isolamento per un petardo esploso davanti al commissariato di Polizia Locale, rivelatosi covo di torturatori razzisti), dalla reclusione degli immigrati privi di documenti, all’imposizione di opere pubbliche speculative con la forza del manganello sulle comunità che si oppongono.

Lecco d’altronde non è esente da queste dinamiche autoritarie e militariste. Quest’ultimo attacco poliziesco/giudiziario non è altro che la risposta dell’apparato repressivo lecchese alle lotte in corso sul territorio: dall’appropriazione di spazi autogestiti, passando per l’opposizione allo stato di polizia e ai suoi militari nelle strade, fino all’attuale mobilitazione contro la presenza delle forze armate nelle scuole superiori. Proprio in queste settimane varie realtà lecchesi stanno infatti intraprendendo azioni e iniziative contro il Training Day, progetto che prevede corsi di addestramento militare pratico e teorico, insieme a vero e proprio reclutamento nei vari corpi dell’Arma, all’interno dell’istituto Bovara.
A fronte degli arresti è ora ancor più necessario rilanciare la lotta antimilitarista già in atto, intensificare la presenza e l’azione diretta contro le pratiche militari e le logiche di sopraffazione e di morte.
MARTEDÌ 24 FEBBRAIO ORE 13:45 FUORI DAL TRIBUNALE PER LA SECONDA UDIENZA DEL PROCESSO AL COMPAGNO

ANARCHICHE E ANARCHICI

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All'udienza erano presenti poco meno di un centinaio di solidali, perlopiù giovani studenti medi lecchesi.
La prossima udienza si terrà martedì 24/02 al tribunale di Lecco, alle ore 15.

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