19/02/2009: Operazione tramonto: materiali sull'udienza del 10 febbraio 2009


Durante l’udienza del 10 febbraio 2009 del processo attualmente in corso a Milano, i compagni dalle gabbie hanno chiesto di intervenire prendendo la parola.
Dopo neanche qualche minuto, come un film già visto, La PM Bocassini inveisce imbestialita chiedendo al giudice di fermare l’intervento del compagno Vincenzo Sisi e la lettura di un documento da loro scitto, asserendo che gli “argomenti esposti” non erano attinenti con il processo. Cerqua acconsente sospendendo l’udienza per più di mezz’ora.
Rientrati in aula i compagni fanno allegare agli atti il comunicato che alleghiamo a questa mail.

Con l'occasione vi inoltriamo la "corrispondenza dalle gabbie" del 23 gennaio e un contributo dell'Ass. Solidarietà Parenti e Amici degli arrestati il 12/02/07

Le prossime udienze fissate sono per venerdì 20 febbraio ore 9.30 e lunedì 23 febbraio ore 12.00.

SOSTENIAMO I COMPAGNI E LA COMPAGNA FUORI E DENTRO L'AULA!
ORGANIZZIAMO E RILANCIAMO LA SOLIDARIETA' DI CLASSE!!
UNITI SI VINCE!!!

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SOLIDARIETÀ AGLI OPERAI IN LOTTA COLPITI DALLA REPRESSIONE

Negli ultimi giorni abbiamo avuto modo di vedere lo Stato democratico all'opera con le manganellate sulle teste degli operai FIAT di Pomigliano d'Arco in lotta per difendere il posto di lavoro.
Con tre brutali cariche a freddo, le forze della repressione hanno cercato di impedire che la giusta lotta degli operai valicasse i cancelli della fabbrica coinvolgendo la popolazione con il blocco dell'autostrada.
Cogliamo oggi l'occasione per esprimere tutta la nostra vicinanza e solidarietà agli operai FIAT di Pomigliano così come a tutte quelle situazioni che lottando, non intendono subire passive gli effetti della crisi del capitalismo.
È proprio nel contesto della crisi economica che governo e padronato applicano la solita ricetta di farne pagare i costi alla popolazione gettando nel lastrico centinaia di migliaia di famiglie con la cassaintegrazione ne il licenziamenti.
Per il capitalismo, si sa, i lavoratori sono solo un costo, un costo da tagliare pesantemente in tempi di crisi.
Ma non basta, occorre annichilire ogni possibilità di protesta e di lotta. "Subire e stare zitti" è l'imperativo dei padroni rivolto agli operai.
Per questo lo Stato, garante dell'ordine borghese, bastona pesantemente gli operai che osano lottare; per questo si incarcerano i comunisti che intendono attrezzarsi per farla finita con il loro sporco modo di produrre e di organizzare la società.
Ma ancora non basta: eminenti economisti, intellettuali, giuslavoristi si prodigano tutti i giorni a fare capire agli operai che i sacrifici sono necessari, che serve ancora una volta rinunciare a qualche piccolo diritto per il bene di "tutti".
Contratto unico, flexsecurity, modifiche allo statuto dei lavoratori, nuovi modelli contrattuali, ecc: tutte ricette per far pagare ai lavoratori l'inevitabile crisi provocata dal modo capitalistico di produrre.

E quegli stupidi lavoratori che non vogliono capire e si ribellano, diventano automaticamente dei "criminali".
Così si sono sentiti chiamare dal pacato e moderato Pietro Ichino i metalmeccanici che nel 2006 invasero le autostrade dell'intero paese contro l'arroganza di Federmeccanica che concedeva miseria per il rinnovo del CCNL. Chissà come definirà ora gli operai di Pomigliano, disposti a prendersi le manganellate pure di difendere il posto di lavoro. Chissà come verranno definiti se oseranno reagire.
Più gli effetti della crisi evidenziano la miseria cui il capitalismo sta spingendo le masse popolari del nostro paese e del mondo intero, più si rende evidente una cosa: che il capitalismo non ha difetti, è esso stesso il difetto.
Per questo non c'è altra via d'uscita positiva dalla crisi che il superamento, l’abbattimento del capitalismo e l'instaurazione di una società socialista.

PIENA SOLIDARIETÀ AGLI OPERAI FIAT DI POMIGLIANO IN LOTTA.
LA CRISI LA PAGHINO I PADRONI, NO AI SACRIFICI
LA RIVOLUZIONE È NECESSARIA, LA RIVOLUZIONE È POSSIBILE.

Milano, 10 Febbraio 2009
I militanti comunisti prigionieri
Bortolato Davide, Latino Claudio, Sisi Vincenzo, Davanzo Alfredo, Gaeta Massimiliano, Ghirardi Bruno, Toschi Massimiliano

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L’Associazione di Solidarietà Parenti e Amici degli arrestati il 12/2/2007 prende la parola per denunciare ancora una volta la ennesima, menzognera e vergognosa campagna dei mass media in atto contro i nostri compagni e parenti.

Su Ichino e dintorni
La stampa batte dove il dente duole!

Tutto ha inizio con la deposizione, il 23 gennaio, del senatore del Pd, prof. Pietro Ichino, venuto a spiegare le motivazioni della sua costituzione di parte civile contro i compagni. Sottolineiamo che il prof. è una presunta vittima visto che mai ha subito qualcosa da parte dei compagni sotto processo.
Le avvisaglie della provocatoria campagna stampa, che sarebbe andata in onda dal giorno successivo, si sono manifestate immediatamente con la presenza massiccia di giornalisti e televisioni in aula, cosa che non succedeva da tempo. In stile con le prime campagne stampa dopo gli arresti.
Mai in questi mesi si è parlato, sui mezzi di comunicazione di massa, del processo in corso. Ciò è stato fatto solo a livello locale con articoli quotidiani forcaioli miranti a annientare, criminalizzandole, le aree di solidarietà. Come mai questo cambio repentino di rotta? Fino ad ora dava troppo fastidio diffondere ciò che accadeva in aula visto che, molte volte, smentiva l’impianto accusatorio e soprattutto parlare della continua solidarietà che si esprimeva attorno a questi compagni. Certo, stanno preparando il terreno per la sentenza, servono nuove menzogne all’accusa per chiedere pene molto pesanti, questo hanno pensato molti. Ma, noi, memori dell’esperienza del dopo arresti, vogliamo far notare anche il tempismo di chi fa vigliaccamente politica sulla pelle altrui, sui processi, sulla galera, sulla demonizzazione dei prigionieri e perfino sui sentimenti dei parenti. Questo lo abbiamo registrato allora, al momento degli arresti, quando un sentire diffuso fece emergere da più parti la convinzione che questa inchiesta rispondesse alle necessità di salvataggio del governo Prodi e di diffusione di allarme sociale attorno alla manifestazione di Vicenza contro il raddoppio della base americana. Registriamo ora che, in concomitanza di questo ritorno sulla scena massmediatica dell’”illustre” Ichino, è passato niente di meno che l’accordo per la riforma dei contratti.
E, su questo accordo, ulteriore tappa dell’affondo alle conquiste operaie, c’è lo zampino dell’”illustre”. Risponde infatti l’Ichino al vice direttore di Repubblica che gli chiede “Nell’accordo ci sono almeno due punti che ricalcano le sue proposte. Lei è senatore del Pd. Considera questo una svolta anche nei rapporti tra maggioranza e opposizione?: “Pur con alcune ombre, considero l’accordo una tappa molto importante sulla strada per rendere più efficiente e moderno il nostro sistema di relazioni industriali”.

Ma, nonostante le campagne diffamatorie o il silenzio stampa a seconda delle necessità, nonostante le vessazioni ai compagni in carcere, le intimidazioni, le denunce e gli arresti ai solidali all’esterno, i compagni in gabbia non sono rimasti certo isolati!

E allora battono dove il dente duole!
Al di là della cronaca di quello che è successo in aula il 23 gennaio, cronaca che puntualmente come parenti diffondiamo dopo ogni udienza, in cui spieghiamo i fatti avvenuti (nessuna minaccia all’illustre, la scorta dal 2003, l’allarme dal 1998, temporalmente tutti fatti precedenti a questa inchiesta e poi, la denuncia di scritte minatorie all’università che si scoprono essere un’unica scritta vergata a mano sopra un water e nemmeno contro Ichino, ma bensì contro i poliziotti della sua scorta ecc..) ci preme sottolineare tutte le bugie strombazzate sui giornali e capirne il vero motivo.
Dietro alle falsità c’è la paura. Ma non la paura degli attentati…bensì quella del riconoscimento e della solidarietà dei lavoratori e dei colleghi operai nei confronti dei compagni sotto processo. Operai e lavoratori che la hanno manifestata e la manifestano scrivendo in carcere, partecipando alle udienze, andando ai colloqui, organizzando cene tra colleghi per raccogliere fondi. E, questo, nonostante le persecuzioni e i rischi del caso (intercettazioni davanti alle fabbriche con furgoni dopo gli arresti, minacce velate di licenziamento ecc.). Parliamo di operai. Si, perché come tutti quelli che si sono interessati a questa inchiesta sanno, la maggior parte dei compagni in carcere sono operai, alcuni da decenni, alcuni riconosciuti delegati sindacali, alcuni addirittura hanno fondato il sindacato in fabbrica. Tanto che, lo slogan più applaudito, nel grande corteo del 25 aprile 2007 a Milano, dalla gente sui marciapiedi al passaggio dello spezzone (nutrito) dei parenti con i cartelli in mano raffiguranti il volto dei prigionieri era: ”I delegati onesti vanno in galera quelli venduti fanno carriera”. E ricordiamo anche che, nello stesso corteo, centinaia di persone a San Babila hanno urlato terroristi al passaggio dello spezzone degli allora diessini.
E tutto questo Ichino lo sa, quindi mente spudoratamente quando dice: “isolati, pazzi, figli di papa che non sanno cos’è il lavoro e il mio pensiero.” Oppure: “Non riesco a vedere alcun nesso tra questo terrorismo e il disagio sociale. Questi sono impiegati pubblici, tecnici col posto fisso, studenti figli di famiglie ricche”.
Sa anche, molto benissimo, che conoscono i testi delle nuove leggi sul lavoro, degli studi sulle riforme del mercato in quanto ciò ha fatto parte della loro vita di operai e sindacalisti.
Come conosce la maretta che c’è stata nel sindacato dopo gli arresti quando si è dovuto tenere un Comitato Direttivo Nazionale Cgil, specifico sugli arresti, a Roma il 14/3/2003, le conclusioni dello stesso Epifani e un comunicato di condanna seguito alle relazioni specifiche sulle singole fabbriche in cui si era manifestata solidarietà ai colleghi colpiti dalla repressione.
Tutte queste menzogne e l’accanimento contro i compagni in carcere e la loro demonizzazione mostra, in fin dei conti, la debolezza di chi le diffonde.

Oltre alle falsità vogliamo denunciare anche lo sciacallaggio e le strumentalizzazioni, tra cui la più odiosa è stata fin dall’inizio quella di usare per gli “scoop” i sentimenti e le naturali problematiche delle famiglie di fronte a eventi del genere (ricordiamo gli arresti fatti da incappucciati, addirittura con l’uso di gas accecanti, i parenti sbattuti in prima pagina di tv, giornali, radio e siti web per settimane).
E tutto ciò risulta ancora più odioso se viene camuffato dietro vuoti appelli alla lotta per la libertà!

Siamo convinti, comunque, che la realtà non è quella massmediatica, i lavoratori e gli studenti che contestano l’“illustre” esistono e sono in aumento e i campi di appartenenza sono opposti (non è un’idea filosofica estremista ma una realtà oggettiva vissuta nel concreto quotidianamente da milioni di persone). Non sono i compagni rivoluzionari, tra cui quelli in carcere, che fomentano le idee di contestazione e ribellione ma sono i fatti concreti di ribellione e protesta che producono e formano compagni che poi vengono repressi e, a testa alta, resistono in galera. Rovesciare idealisticamente le cose non funziona. Per questo l’identità dei compagni in carcere non si scalfisce tanto facilmente!

2 febbraio 2009
Associazione Solidarietà Parenti e Amici degli Arrestati il 12/2/2007

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Il 23 gennaio si è tenuta la 24° udienza del processo in corso a Milano contro i compagni e la compagna arrestati nell’operazione “Tramonto.”

CORRISPONDENZA DALLE GABBIE
Questo 23 gennaio era l’udienza di riapertura dopo la pausa “feste”, conto tenuto che quella del giorno precedente era stata da noi disertata essendone protagonista l’infame-collaboratore.
Per noi era l’occasione di ritrovarci dopo le solite vicissitudini carcerarie: la maggior parte trasferiti a Catanzaro, per un solo mese, affrontando così due massacranti viaggi in furgone di due giorni ciascuno. Ritroviamo anche il nostro compagno ristretto all’E.I.V. di Alessandria dove sono impegnati nella settimana di sciopero della fame contro l’ergastolo.
Che questa giornata fosse particolare lo si è capito d’entrata.
La discesa in campo del senatore Ichino, in quanto presunta parte lesa, e ben più reale agente delle politiche governative antiproletarie, era accompagnata dall’apparato politico-mediatico. Si trattava, all’evidenza, di un momento importante per lo stato borghese, nella sua strategia di contrasto e delegittimazione dell’istanza rivoluzionaria. Così, ci siamo disposti a rispondere.
Siamo intervenuti, a preambolo, per precisare il nostro punto di vista: “Va benissimo che venga in aula questo personaggio, a completare ed evidenziare i due campi di lotta. Da una parte gli agenti del capitale, della borghesia imperialista, insieme ai fascisti-razzisti, come quelli di Forza Nuova, ed allo stato borghese, nella rappresentanza del Consiglio dei Ministri. Dall’altra noi militanti, a diverso titolo, della classe operaia, del proletariato e dei popoli oppressi, della loro comune lotta contro l’imperialismo.
Le barbare aggressioni in corso, contro il mondo del lavoro e contro i popoli oppressi, dimostrano come il campo borghese si muova in logica di vera e propria guerra di classe. E fa di tutto per tenere il proletariato in stato di divisione e di confusione, facendone massa di manovra per le proprie consorterie di potere e le proprie farneticanti ideologie reazionarie.
Perciò a noi, al nostro campo, spetta il compito politico inderogabile di porsi al livello della guerra di classe, come unico terreno adeguato su cui rispondere all’incessante ondata reazionaria e su cui sviluppare la prospettiva rivoluzionaria”.
“Armati” di pazienza abbiamo poi dovuto ascoltare le lamentele di questa presunta povera vittima (potenziale per di più!). Partecipante all’osceno spettacolo odierno per cui la classe degli sfruttatori, affamatori, bombardieri e torturatori, che guida il mondo, si atteggia sempre a vittima… costretta a rispondere alla “follia” terroristica degli oppressi. A Gaza, la più orripilante delle sue interpretazioni. Ma a tutto c’è un limite.
Sentirlo pontificare sulla “libertà di pensiero” e sulla pretese di “riforme nell’interesse dei lavoratori” era davvero troppo!
Così siamo saltati su a ribattere, a ristabilire la semplice verità: “La vostra è libertà di sfruttare... siete una banda di sfruttatori, massacratori di operai, agenti della guerra di classe ecc”
Espulsione! Cui è stato associato anche il pubblico, visto che anche certi militanti operai presenti non ci hanno visto più davanti a tali servi del padrone e si sono solidarizzati nella critica politica.
Il tutto, in fin dei conti, è stato positivo. Si è tradotto in un ennesimo momento di scontro e chiarificazione. Ciò che si può ben verificare nei segni di simpatia che ci si manifestano attorno, qui tra i proletari prigionieri in queste occasioni.
Ancora, in finale di udienza, c’è stato un momento significativo. All’appello del giudice per programmare gli interrogatori, si è risposto con una bella sequela di “No”. Da parte di tutti, salvo due casi particolari.
Questo, pur nella legittima differenza di posizioni politiche e giuridiche, ha dato concretezza a quella “unità nella lotta”-“lotta nell’unità”, che è possibile stabilire come base comune a tutte le forze militanti sinceramente interessate all’avanzamento della prospettiva rivoluzionaria.
Tracciando chiaramente, in teoria e prassi, gli elementi di linea politica capaci di orientare il campo di classe e delimitandolo rispetto alle tendenze opportuniste. Lottare insieme, alla ricerca della via rivoluzionaria.
E imparare nello sviluppo della prassi.
I seguenti commenti dei funzionari di Goebels sono molto interessanti. I soliti loro insulti “fanatici, isolatissimi… malati da curare”, in evidente contraddizione con le preoccupazioni manifestate: “Potrebbero inserirsi nel montante malcontento sociale provocato dalla crisi e dar luogo a pericolosi sviluppi..”.
E dicono ciò con l’occhio inquieto guardando alla Grecia, alla Francia, ma anche ai recenti sviluppi di massa nell’Europa dell’est.
Eh si, avete ragione. Faremo la nostra parte per concretizzare i vostri incubi.. che sono i sogni di liberazione degli oppressi, dei “dannati della terra”.
Guerra all’imperialismo! Viva la Rivoluzione Proletaria!

Gennaio 2009
Alcuni compagni del processo PCP-M di Milano

parentieamici@libero.it

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