08/03/2009: Mohamed Hassan: Come è possibile spiegare il successo di Hamas? (seconda parte)


Mohamed Hassan risponde alle vostre domande su Hamas. Intervista (II parte) a cura di Grégoire Lalieu & Michel Collon
Molti lettori hanno reagito positivamente alla nostra intervista a Mohamed Hassan su Hamas. Infatti, un certo numero di persone hanno espresso un loro bisogno di informazione chiara, precisa e contestuale. Proprio per questo, abbiamo realizzato una serie di interviste con questo nostro specialista su questioni del Medio Oriente, raggruppate nella cartella “Comprendere il mondo Musulmano”. Il nostro obiettivo è di fornirvi le chiavi per capire le problematiche specifiche di questa regione, ricca di risorse e concupita dalle grandi potenze. Il successivo capitolo di questa cartella riguarderà la crisi nel Darfur e verrà pubblicato nel mese prossimo.
Alcuni lettori hanno posto domande conseguenti alla precedente intervista, sintetizzate di seguito. Mohamed Hassan risponde attraverso questo secondo incontro, che chiude il primo capitolo dedicato ad Hamas.

D. Hamas viene presentato come un movimento terrorista e fondamentalista. Ma dal punto di vista sociologico, qual’è la natura dei dirigenti e degli attivisti militanti che compongono Hamas?
R. Mohamed Hassan. Prima di tutto, quello che dovete sapere è che Gaza è un posto normale con gente normale. Ma, in una situazione neo-colonialista, Israele non consente lo sviluppo dell’economia Palestinese, in quanto questo costituisce un effettivo pericolo per Israele.
Gaza ha una buona base concreta di artigianato tradizionale. È per questa ragione che Arafat si è espresso in questi termini al Parlamento Europeo: “Se voi ci aiutate, trasformeremo la nostra regione in una nuova Singapore. Se non lo farete, diverremo la Somalia!”
Israele ha paura di tutto ciò. Questa è la ragione per cui soffoca l’economia della Palestina, per conservare il monopolio, non avere concorrenza. A Gaza esiste una società urbana con persone decisamente attive: intellettuali, impiegati, piccoli borghesi, associazioni femminili, uomini di affari che operano nell’import-export... Tutte queste categorie contribuiscono alla composizione di Hamas come movimento nazionalista. Potrete trovarvi anche contadini, ma in percentuale veramente piccola. Infatti, Gaza è una delle zone più densamente popolate al mondo, e questo comporta che non vi è molta da terra da sfruttare nelle coltivazioni.

D. Quindi, Hamas è composta da tutte le classi della società Palestinese. Questo, non produce contraddizioni all’interno del movimento?
R. Mohamed Hassan. Naturalmente, non si tratta di un movimento omogeneo, ma, al presente, è Hamas che sta unificando tutte queste persone in un’azione di resistenza. E il principale motivo di controversia all’interno del movimento è quello di essere più o meno radicali in questa battaglia.
Io so che molti Europei si augurano che la resistenza possa essere guidata da un movimento maggiormente progressista, ma la Storia non è una scienza esatta.
Permettetemi un confronto con l’Indonesia. Il primo movimento anticolonialista è stato Sarakat al Islam, un movimento nazionalista Islamico creato nel 1920 per lottare contro l’occupazione Olandese. In questa situazione, Lenin inviava in Indonesia un comunista Olandese, Henk Sneevliet. Quando questo è arrivato in Indonesia, vi ha trovato quel giovane movimento Islamico nazionalista. Cosa avreste fatto in quella situazione? Henk Sneevliet decise di lavorare con quelli. Egli era veramente saggio e paziente e trasformò il movimento in un movimento comunista, che diverrà in seguito il Partito Comunista d’Indonesia, il partito comunista secondo per importanza di tutta l’Asia. In politica, la pazienza è l’essenziale!

D. Ci sono comunisti in Palestina? È possibile con Hamas un’alleanza come quella che Hezbollah ha realizzato con i comunisti del Libano nel 2006?
R. Mohamed Hassan. In Palestina e negli altri paesi Musulmani, si ha la necessità di determinati comunisti come quell’Olandese; comunisti che con la pazienza, la visione, l’indipendenza delle loro idee sviluppino la loro tattica “sul campo”. Non si ha alcun bisogno di quelli che io definisco come “comunisti del fax”, comunisti che danno ordini e disposizioni dall’esterno. Tutte le rivoluzioni che hanno avuto successo, sono state realizzate da forze interne. Invece, molti comunisti Arabi sono come il pepe piccante, rossi all’esterno e bianchi di dentro! Ogni comunista Arabo deve impegnarsi con la base specifica della sua zona. In Palestina, potrebbero trovare sul terreno molti elementi democratici che vogliono contrastare l’occupazione. Se questi elementi sono rappresentati da Hamas, i comunisti devono stringersi a loro e con loro collaborare.
Si sa, io posso avere punti di vista diversi con mia moglie, con mio figlio, con mia figlia, con il mio cane e il mio gatto! Ma tutti questi contrasti stanno all’interno della mia famiglia, e io devo risolverli con la discussione e il negoziato. Invece, se qualcuno mi punta contro un’arma, questo diverrà il più importante momento di dissidio! I comunisti Palestinesi hanno da fare chiarezza su chi sono i loro alleati e chi sono i loro nemici. Loro possono avere contrasti con Hamas e gli altri partiti. Devono necessariamente chiarirsi con costoro, in famiglia, dato che questi contrasti sono di secondaria importanza rispetto al problema che hanno con Israele.

D. Lei ha fatto riferimento ad una somiglianza tra Hamas e l’IRA, il movimento Cattolico Irlandese che si sta battendo per la totale indipendenza dell’Irlanda. Ma l’IRA non ha mai cercato di instaurare uno stato religioso. Non è forse questo punto che blocca i progressisti Europei nel fornire appoggio ad Hamas?
R. Mohamed Hassan. Prima vi ho parlato del movimento Islamico in Indonesia. Il loro programma di massima era di cacciare dall’Indonesia gli Olandesi e di instaurare un regime Islamico. Ma questo movimento cambiò in modo autonomo e si trasformò in seguito nel Partito Comunista di Indonesia. Che evoluzione avrà Hamas? Noi non abbiamo la sfera di cristallo.
Come ho già detto, la Storia non è una scienza esatta. Hamas ha un suo programma di massima, ma attualmente il suo compito principale è la resistenza contro lo Stato Sionista. Domani, ci potrebbe essere una combinazione di fattori diversi, come una nuova dirigenza e nuove idee che potrebbero indurre Hamas a scegliere un percorso rivoluzionariamente democratico. Il fatto è che i progressisti che vogliono partecipare alla lotta per i Palestinesi vogliono anche avere assicurazioni complete che ogni cosa andrà a buon fine. Ma non sono mai possibili garanzie complete. Chi avrebbe potuto profetizzare la degenerazione del partito comunista sovietico, che aveva fatto la prima rivoluzione socialista in un paese e aveva appoggiato tutti i movimenti contro il colonialismo nel mondo? Nessuno si sarebbe aspettato che Arafat avrebbe negoziato gli Accordi di Oslo con quelle particolari modalità. Adesso siamo a questo punto: Hamas è la resistenza! Non assegno loro il mio favore quando si tratta della loro posizione nei confronti delle donne, rispetto al loro programma economico o alle loro idee fatalistiche. Io sostengo Hamas su un punto, il più importante: loro sono resistenti nazionalisti che lottano sul campo. E chi potrebbe prevedere quello che avverrà domani? Voi potete riscontrare anche movimenti Islamici che sono diventati agenti filo-imperialisti, come in Afghanistan o nell’Arabia Saudita. Perché questa gente, che mette sotto lente di ingrandimento Hamas, non rivolge la propria attenzione anche verso questi paesi?

D. Amnesty condanna Hamas per l’eliminazione dopo la guerra di qualche oppositore all’interno della società Palestinese. Cosa può dirci su questo?
R. Mohamed Hassan. Certamente, durante ogni conflitto, si possono registrare accidenti o eccessi. Ma anche un problema ben più grave: quello degli infiltrati. Una guerra non consiste solo nello spararsi con le armi, è anche un evento politico. Israele non aggredisce i Palestinesi solamente con le bombe, ma li attacca anche dall’interno, creando nemici interni.
Con l’Egitto e la Giordania, Israele ha messo in atto un sistema veramente sofisticato di servizi di spionaggio. Con l’aiuto di questi paesi, Israele vuole stroncare la resistenza Palestinese ed Hamas. Con tutti i denari che hanno per le mani, gli Israeliani possono pagare i traditori. Questi infiltrati fanno uso di cellulari e si mettono in contatto con l’Egitto o la Giordania. Quindi, le informazioni passano ad Israele.
Israele vuole tagliare la testa, la dirigenza, di Hamas per stroncare il movimento. Per fare questo, devono sapere dove abitano coloro che devono bombardare. Dovete tenere ben presente qualcosa di importante: il primo attacco di Israele è stato contro una stazione di polizia di Gaza in un momento ben specifico, l’approntamento delle squadre. Esattamente questo è stato il momento particolare in cui si realizzava il massimo della concentrazione di poliziotti nella stazione. Come faceva Israele a saperlo? Mediante i suoi informatori. Questa è una guerra, non un ricevimento in salotto! Hamas si sta difendendo.

D. Perchè Hamas di recente si è appropriato degli aiuti dell’ONU?
R. Mohamed Hassan. Io penso che Hamas sia stato intelligente ed abile quando ha fatto questo. Fatemi spiegare. Dall’UNRWA (Ente delle Nazioni Unite per il soccorso ai rifugiati Palestinesi nel Vicino Oriente), e solo da questa Agenzia, potevano arrivare a Gaza alimenti ed aiuti, ed Israele poteva da questo ottenere informazioni di natura tattica. Un importante punto in questione è che la guerra è stata accesa da Israele il 27 dicembre sulla base di informazioni di intelligence che a Gaza vi era assoluta penuria di cibo. Questo è come Israele ha proceduto: primo, hanno chiuso ermeticamente i confini per essere sicuri che non arrivasse cibo; poi, hanno attaccato, sapendo che i Palestinesi non avrebbero potuto resistere più di dieci giorni. Tsahal (l’esercito di Israele) bombardava i depositi dell’ONU pensando che senza cibo la popolazione si sarebbe rivoltata contro Hamas. Invece, dopo dodici giorni, la resistenza stava continuando ed Israele fermava i bombardamenti sui depositi dell’ONU. Ritengo che, in futuro, Hamas non permetterà che il cibo venga bruciato ancora dalle bombe Israeliane. Questa è la ragione per cui hanno voluto provvedere in modo autonomo alla distribuzione degli aiuti.

D. Perché Hamas lancia ancora razzi, quando Israele usa questo fatto per la sua guerra di propaganda, ed inoltre ciò provoca repressioni sulla popolazione Palestinese? Sono proprio utili questi “Qassam”?
R. Mohamed Hassan. Per il topo, l’animale più pericoloso è il gatto. Lui, non teme il leone o l’ippopotamo. E per il gatto, il cibo più delizioso è un ratto. Questo è il livello in cui si colloca la logica dei Qassam. I Qassam dimostrano la violazione dell’embargo e lanciano il segnale del rifiuto della concentrazione del popolo Palestinese a vivere in un ghetto. È un messaggio lanciato da un popolo oppresso: “Noi siamo ancora vivi e noi continueremo la resistenza”. È anche un messaggio ai cittadini Israeliani che pensano che l’esercito e il governo possano assicurare loro la sicurezza. Ma dopo sessanta anni, la sicurezza della loro nazione non è ancora garantita. Esiste un certo numero di persone che stanno andandosene da Israele, tanto che il governo ha un problema con una crisi demografica. Questo, perché hanno scatenato una guerra crudele per stroncare Hamas. E per avere ancora Ebrei bastanti a tentare di risolvere la crisi demografica, alcuni dirigenti Israeliani sono andati ad arrampicarsi sulle montagne del Perù! Hanno convertito Indios all’Ebraismo (***), li hanno portati sui confini di Israele, a far fronte contro il nemico. Questi Indios hanno ricevuto case ed armi. Costoro sono i nuovi coloni. Resta il fatto che all’interno di Israele possono vivere tutti, Tranne che i Palestinesi!

(***) Nota del traduttore. Sulla questione di questi convertiti consultare ad esempio
http://www.spazioforum.net/forum/index.php?act=Print&client=wordr&f=15&t=5975

1 marzo 2009
Articolo originale in: http://www.michelcollon.info/articles.php?dateaccess=2009-02-23%2017:40:02&log=invites
(Traduzione dall’inglese a cura di Curzio Bettio di Soccorso Popolare di Padova)
fonte: chinino.curzio@gmail.com

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