06/05/2009: Milano: bilancio del 1° maggio


La manifestazione del 1° maggio è stata costruita attraverso la convergenza di chi aveva dato sostegno alla lotta contro la Bennet di Origgio (SLAI Cobas e Centro di iniziativa Proletaria di sesto S. Giovanni, oltre al comitato antirazzista). La manifestazione si è svolta per le vie del quartiere di via Padova scelto appositamente per dare continuità ad un intervento politico antimilitarista (ricordiamo che via Padova è stato il primo quartiere in cui è stata sperimentata la presenza dell’esercito nell’agosto 2008), per promuovere solidarietà proletaria antirazzista. Allo stesso tempo si è voluto dare un chiaro segnale di rottura rispetto alla prassi politica più in voga che punta a una più generica “visibilità cittadina”, rivolgendoci, da proletari, ai proletari dei quartieri periferici ed in particolare agli immigrati, soggetti privilegiati delle politiche militariste, repressive e divisioniste dei vari governi.
La giornata comincia alle ore 9 in un palazzo di via Crespi, dove nelle settimane precedenti si erano verificati numerosi raid polizieschi. Gli abitanti della casa raccolgono la proposta di mobilitazione del comitato antirazzista e, con un’ampia delegazione, raggiungono il concentramento delle 10 in via dei Transiti e finiscono per aprire il corteo sotto lo striscione unitario e senza firme “IL NEMICO E’ IN CASA NOSTA. I PADRONI E I LORO GOVERNI”.
Subito dietro le delegazioni dei vari organismi sociali, sindacali e politici, protagonisti, ognuno a suo modo, di lotte importanti sul territorio e nei posti di lavoro. C’erano gli operai della Bennet di Origgio (VA), della DHL di Corteolona (PV) e della So.gester S. Giuliano Milanese che hanno saputo condurre lotte vincenti nella grande distribuzione; c’erano i rom di cascina Bareggiate che nonostante gli innumerevoli sgomberi-pogrom di stato tengono alta la memoria di via Adda e continuano, dopo 5 anni, nella loro occupazione; c’erano occupanti di Ticinese e via dei Transiti dove, il 10 giugno, la giunta Moratti-Decorato, tenterà l’ennesimo braccio di ferro cercando di sgomberare, insieme all’AMP, una delle più antiche occupazioni di Milano; c’erano gli operai della ex-Breda che, nonostante la falcidia nelle loro fila a causa dell’amianto continuano a lottare per la sicurezza sul lavoro e sul territorio, con a fianco i cassintegrati ormai storici dell’Alfa di Arese che ancora resistono uniti contro la FIAT; c’erano i collettivi universitari che hanno assunto la battaglia antirazzista nei propri percorsi di lotta insieme ai precari delle poste e della scuola a ricordarci che non sono solo gli immigrati a subire l’attacco capitalista. Presenti infine diverse delegazioni di organizzazioni o movimenti politici della sinistra extra-parlamentare di Milano, Torino, Varese, Lecco, Bologna e Trento.
Insomma, fin da subito, era percepibile un chiaro segnale di volontà unitaria. Ma la percezione che l’iniziativa stava realizzando gli obiettivi per cui era stata indetta si è avuta solo dopo la partenza quando le fila del corteo si sono progressivamente ingrossate grazie all’affluenza di numerosi abitanti immigrati del quartiere che, rispondendo alla chiamata di slogan e comizi che non sono mai cessati durante i 2 km del percorso, hanno voluto sfruttare l’occasione per alzare la testa e lanciare un chiaro segnale di lotta, per la dignità e il diritto al permesso di soggiorno per tutti, contro la presenza di militari e sbirraglia varia nel quartiere.
Il corteo ha quindi portato con sé tutte le tematiche che hanno attraversato la lotta antirazzista di quest’ultimo anno: dalla resistenza del popolo rom, alle fiammate di ribellione contro il linciaggio razzista di Abba, dalle rivolte nei CPT e all’autodifesa nei quartieri, dagli scioperi nelle cooperative, alla lotta dei rifugiati.

Il successo dell’iniziativa, con una presenza che ha ampiamente superato le 500 persone, è per noi un chiaro segnale di qual è l’indirizzo da continuare a seguire per approfondire ulteriormente la battaglia antirazzista.
Ma è anche la miglior risposta che ci poteva essere ai volgari tentativi che il camorrismo di stato, e i suoi lacché della stampa borghese, portano avanti per cercare di colpire, con la repressione mirata (vedi foglio di via e articoli su Corriere e Giornale, contro uno dei compagni del comitato), l’attività militante di chi si muove autonomamente dalle forze istituzionali e costruisce sinergie di lotta coi proletari del mondo. L’obiettivo è evidente: chiudere all’angolo chi reagisce ai tentativi del governo di ingabbiare le energie sociali e politiche dei proletari e riportare tutto all’ordine mortifero del profitto e dei suoi servi.
La risposta della piazza è stata altrettanto chiara e netta: tentativo rispedito al mittente! La lotta continua..

Milano 2 maggio 2009
Comitato antirazzista milanese

info@antirazzistimilano.org

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