15/05/2009: Bologna: Sul presidio contro il CIE


I presidi di ieri, 14 maggio, contro i Centri di Identificazione ed Espulsione a Bologna sono stati molto partecipati. Prima, alle 16, sotto le Due Torri con una mostra sul Cie di Bologna, striscioni ("Pestaggi al Cie, Non lasciamoli soli" e "C.I.E. Centri di Identificazione ed Espulsione, Lager della Democrazia"), volantinaggio, banchetto con raccolta del materiale sui più recenti episodi di vilenza subiti ma anche di lotte nei Cie di Italia e megafonate.
È sta improvvisata un'assemblea in cerchio seduti a terra per un confronto tra i partecipanti al presidio: molte le idee per continuare nella lotta contro i Cie e nella solidarietà con i reclusi. Ci si è poi spostati in via Mattei sotto le mura del Cie con l'impianto per portare, oltre alla presenza, anche un po' di compagnia con la musica. Sono stati tenuti gli striscioni in mezzo alla strada per fare capire a chi passava in macchina cosa stava succedendo e che a fianco di quel pezzo di strada che stavano percorrendo c'è un campo di reclusione per immigrati.
Da dentro ci hanno fatto sapere che anche a Bologna, come accaduto a Torino, in mattinata la polizia con scudi e caschi si è presentata nelle celle senza pestare ma certamente per spaventare in vista del Presidio pomeridiano. Devono aver requisito i cellulari visto che avevano un solo numero disponibile per tutti. Comunque siamo riusciti a sentire Raya che dice di sentire male su tutto il corpo per le botte prese e che la denuncia per il suo pestaggio è partita con le foto delle ferite. Al telefono le voci si sovrapponevano per urlare la loro disperazione e soprattutto per chiederci se la legge con il prolungamento della detenzione a sei mesi era già passata e cosa sarebbe successo a chi stava per finire in questi giorni i due mesi di reclusione.
A presto in nuovi appuntamenti.

Segue il testo del volantino distribuito.

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NON POSSIAMO LASCIARLI SOLI

La situazione sta spietatamente precipitando nel baratro del razzismo, in questo paese dove il presidente del consiglio dichiara a brutto muso di non volere una società multirazziale (ma multi razzista sì!) e i leghisti esultano per il respingimento di due barconi carichi di disperazione verso la Libia. Non mancano certo le informazioni su quello che capita a chi, nel tentativo di raggiungere le nostre coste, viene rispedito in quella Libia dalla quale, dopo un percorso infinito carico di maltrattamenti, sevizie, violenze e stupri, finalmente era riuscito a partire. Siamo alla vigilia di un ulteriore aggravamento nella condizione dell’immigrato senza il permesso di soggiorno in Italia: introduzione del reato di clandestinità, allungamento a sei mesi della permanenza nei Centri di identificazione ed espulsione, ronde. Ulteriori norme restrittive che si aggiungono alla già lunga lista di difficoltà insuperabili alle quali va incontro chi cerca di lasciare il proprio paese d’origine per sfuggire alla guerra, alle persecuzioni, alla fame.
Non dovrebbe essere necessario sottolineare come, sempre più senza vergogna, chi governa voglia mano d’opera schiava senza alcun diritto e protezione. L’immigrato deve essere disponibile quando serve e sparire nel nulla quando non è più utile a nessuno. O lo fa da solo o la sua presenza verrà comunque eliminata rinchiudendolo nei Cie, cacciandolo con l’espulsione, eliminandolo fisicamente se necessario o respingendolo dalle frontiere verso destinazioni qualunque che in molti casi niente hanno a che vedere con la sua provenienza, il deserto per esempio o le acque del mediterraneo o i centri di reclusione costruiti con i finanziamenti italiani in Libia.

In Italia i Cie (ex Cpt), istituiti nel 1998 e a Bologna in funzione dal 2002, sono luoghi di reclusione per immigrati senza il permesso di soggiorno. La gestione di questi luoghi infami è nelle mani di associazioni che si spacciano come caritatevoli, la CRI e la Confraternita delle Misericordie in primis, ma anche di cooperative aderenti alla Lega Coop come Blu Coop (Agrigento) e Consorzio Sisifo (Catania). Lucrano, lucrano tanto se si pensa che per ogni recluso entrano fino a 72 euro al giorno. Non è semplice avere informazioni perché, guarda caso, sono secretate. Anche chi fa soldi fornendo servizi all’interno dei centri, come mensa, lavanderia, bibite ecc., non è immediatamente individuabile. Non esistono regole certe di cosa si possa fare o non fare dentro i Cie, tutto è arbitrario e l’abuso è all’ordine del giorno. Se si pensa che chi finisce dentro quelle mura spesso non sa perché, non conosce la lingua, non ha protezioni all’esterno, si può facilmente capire come si troverà in balia della prepotenza e della violenza di chi lo tiene rinchiuso. Per esempio, non essendo i Cie delle carceri non è neppure obbligatorio fornire di assistenza legale chi viene preso, per loro non esiste l’avvocato d’ufficio. Se nessuno ha contatti con chi viene condotto dentro, questo verrà lasciato solo.

Negli ultimi giorni sono accaduti gravi episodi di violenza su una donna reclusa nel Centro di Bologna a cui hanno fatto seguito ulteriori momenti di violenza contro la stessa e contro chi si era permesso di protestare. Non è certo la prima volta che accade e, se non ci sarà la risposta adeguata da parte di chi sta fuori, purtroppo non sarà nemmeno l’ultima.
Il materiale sulla situazione degli immigrati in Italia e all’estero, che siano rinchiusi nei Cie, respinti in mare o sfruttati, ormai è abbondante e basta averne voglia per trovarlo un po’ ovunque, persino sui media ufficiali. Non ci sono scusanti per non intervenire, come tante volte si è detto l’indignazione per quanto accaduto nei lager nazisti e le dichiarazioni accorate sul “come è potuto succedere?” o “mai più dovrà ripetersi!” puzzano di grave ipocrisia quando si chiudono gli occhi sul trattamento che oggi viene riservato agli immigrati.
C’è spazio per tutti quelli che vorranno opporsi a questi orrori, basta che si decidano a farlo.
Per quanto ci riguarda andremo avanti, non possiamo lasciarli soli.

Solidali dei reclusi

acrati@yahoo.it

http://www.autprol.org/