03/10/2009: Lettera dal carcere di Firenze-Sollicciano


I detenuti del carcere di Sollicciano da alcuni giorni stanno protestando per le condizioni in cui sono costretti a sopportare la detenzione.
Il carcere di Sollicciano, costruito per ospitare meno di 500 detenuti, è nuovamente giunto ai livelli di presenze pre-indulto. Oggi in Istituto sono complessivamente presenti circa 950 detenuti tra uomini e donne stipati in tre persone in celle che sulla carta possono ospitare 1-2 persone o in sei in celle costruite per 3-4 persone al massimo, costretti a stare chiusi in cella per 20 ore al giorno e ad effettuare l'ora d'aria in passeggi costituiti da cubi di cemento a cielo aperto di 10mt x 10mt, dove si affollano oltre 60 persone.

A Sollicciano oltre il 65% dei detenuti è composto da stranieri, spesso completamente sprovvisti di risorse, senza possibilità di fare colloqui o telefonate con i familiari che vivono all'estero e quasi sempre soggetti all'espulsione. Paradossalmente anche chi chiede di essere espulso nel proprio paese, cosa prevista dalle leggi in vigore, rimane comunque in carcere.
La nostra preoccupazione è che si arrivi al ripristino della quarta branda in cella, cosa che acuirebbe ancor più l'attuale situazione di "cattività" , situazione questa che non potrà essere tollerata.

Chiediamo - onde scongiurare l'aggravarsi di tale situazione - di:
1. Porre un limite alle presenze, contenendole a non più di 600-650 detenuti complessivi sollecitando adeguate soluzioni quali:
- razionalizzazione del circuito penitenziario regionale dal momento che il sovraffollamento non riguarda allo stesso modo tutti gli Istituti e che alcuni sono paradossalmente vuoti.
- limitare l'accettazione degli arrestati mettendo un limite agli ingressi.

2. Applicare con maggior favore le misure alternative alla detenzione. Sollicciano è composta da una maggioranza di condannati con pene brevi, molti dei quali tossicodipendenti, nei confronti dei quali potrebbe essere applicato l'affidamento in prova al Servizio sociale o la detenzione domiciliare. Tuttavia spesso i tempi d'attesa per parlare con gli operatori dei SerT esterni sono lunghissimi e in ogni caso non è facile vedere concesse tali misure alternative. Spesso la pena viene espiata interamente in carcere ed un detenuto si ritrova in libertà in situazioni sociali e personali peggiori di prima dell'arresto. Vogliamo ricordare che la costituzione recita che la pena deve tendere alla rieducazione e che l'ordinamento penitenziario italiano finalizza la pena al reinserimento sociale del condannato.
Rispetto a questo secondo punto riteniamo indispensabile un incontro ed un confronto con i SerT territoriali e con la magistratura di sorveglianza.
Abbiamo segnalato alla Direzione dell'Istituto problemi e questioni interne che se affrontate e risolte aiuterebbero ad alleggerire la situazione di disagio, ma ribadiamo che il problema fondamentale resta quello del sovraffollamento che inevitabilmente genera insofferenza e disagio spesso causa di numerosi gesti di autolesionismo e di suicidi.
Chiediamo alla Direzione che le problematiche evidenziate, onde evitare strumentalizzazioni, siano portate a conoscenza dei mezzi di stampa attraverso un incontro di una rappresentanza di detenuti con le varie testate giornalistiche e televisive.
Firenze, 20 agosto 2009

http://www.autprol.org/