13/10/2009: Milano: Volantinaggio di "dissuasione" alla Croce Rossa


Lunedì 5 ottobre 2009 verso le 21 oltre una decina di antirazziste-i si sono dati appuntamento per un’iniziativa davanti alla sede della Croce rossa di Cormano (Milano), dove era in programma l’iscrizione a questa organizzazione e ai suoi corsi di addestramento. Lo scopo dell’iniziativa era di informare, con un volantino e con la voce, chi si recava alla serata, sul vero volto della CRI. Far loro capire che stavano per aderire ad un’organizzazione la quale, mentre opera nel pronto soccorso civile, è anche attivamente presente nelle guerre di rapina come nella gestione dei CIE, cioè nella repressione delle persone immigrate.
Per riuscire a comunicare direttamente si è scelto sul momento di non esporre lo striscione e di non far uso del megafono. Si è così accesa la discussione tra chi entrava, una quindicina di persone fra donne e uomini, pochi i giovani, e compagne-i. Il capo-responsabile locale della Croce Rossa, per tutto il tempo che siamo rimasti davanti ai cancelli, circa 1 ora, oltre ad aver chiamato vigili e carabinieri, ha cercato senza successo la provocazione. Le altre persone ci hanno invece ascoltato con interesse, hanno voluto conoscere quanto accade nei CIE, in particolare in quello di via Corelli. Hanno voluto sapere della recente rivolta, dell’aperta collaborazione dei crocerossini là dentro con polizia e carabinieri nei pestaggi, della distribuzione dei sedativi fino alla copertura (contro un tentativo di violenza sessuale nei confronti di una prigioniera) fornita dal capo locale della CRI a Vittorio Addesso, massimo responsabile a Corelli, nel processo in corso a Milano sulla recente rivolta.
L’incredulità generale di fronte a questi diversi volti della CRI è sembrata sincera, tanto da rendere credibile, tramite varie forme di iniziative comunicative, prese di posizione all’interno della CRI contrarie alla sua collaborazione-identificazione con gli organi violenti dello stato.
Segue il testo del volantino distribuito.

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CROCE ROSSA: AGUZZINI DEI NUOVI LAGER
Ad avere in mano la gestione dei 13 Centri di Identificazione ed Espulsione per migranti presenti sul territorio italiano sono tutta una serie di organizzazioni “umanitarie” o “assistenziali” come la Croce Rossa, la Misericordia, i consorzi di cooperative come Connecting People e Self.
I CIE (ex CPT) sono stati introdotti nel 1998 dal centro sinistra con la legge Turco-Napolitano, poi di volta in volta peggiorati dai governi di centro destra con la legge Bossi-Fini. L'attuale pacchetto sicurezza, avallato dallo stesso Napolitano dopo 11 anni, inasprisce ulteriormente le misure contro i migranti introducendo il reato di clandestinità, portando il termine di detenzione dentro i CIE da 2 a 6 mesi, complicando le procedure per ottenere il permesso di soggiorno ed impedendo qualsiasi operazione amministrativa se privi di documenti.
I migranti vengono rinchiusi per mesi in vere e proprie carceri per il solo fatto di essere pescati senza documento di soggiorno. Nei CIE non c'è solo cibo scadente o avariato, carenza di acqua, pessime condizioni igieniche, assenza di cure mediche. I migranti sono continuamente umiliati e pestati dalla polizia: sono tantissimi ormai i casi di autolesionismo, tentativi di suicidio, rivolte ed evasioni. Minacce e torture sono compiute anche dal personale degli enti gestori, quali la Croce Rossa, con la complicità o la copertura della polizia. Tanti sono i casi denunciati di violenze con sfondo sessuale del personale della Croce Rossa nei confronti delle donne recluse.
Nei CIE si muore, come recentemente successo proprio nel CIE di Ponte Galeria dove Salah Souidani è morto in circostanze mai chiarite nell'indifferenza degli operatori della Croce Rossa e Nabruka Mimuni si è impiccata nel giorno in cui doveva essere rimpatriata. Ma tante altre sono le morti di cui non si sa niente, invisibili perchè le persone che muoiono durante il viaggio verso l'Italia o dopo i respingimenti nei centri di detenzione in libia non hanno documenti.
Gestire un Cie vuole dire averne in appalto la gestione complessiva. Vuole dire ricevere dei soldi dal Ministero e con quelli organizzarne la vita all’interno - fuorché la mera sorveglianza, affidata alle Forze Armate e alla Polizia. La Croce Rossa dentro ai Centri che gestisce è responsabile di tutto e quello che non fa direttamente con le proprie mani lo appalta ad altri mantenendone sempre la responsabilità principale. È la Croce Rossa a doversi lagnare con la Camst e la Sodexo se dentro alla minestra dei reclusi compaiono scarafaggi o se gli spinaci che vengono serviti sono scaduti, non la Prefettura. E pure della qualità delle lenzuola e della pulizia è responsabile la Croce Rossa. Dentro ai Centri, insomma, la Croce Rossa è talmente indaffarata che… non ha il tempo di curare l’infermeria, che di fatto è ridotta a un distributore automatico di psicofarmaci e calmanti.
In due dei tre Centri gestiti attualmente dalla Croce Rossa in Italia i crocerossini hanno in mano le chiavi delle gabbie. Le aprono, le gabbie, quando serve, e quando serve le chiudono. A Ponte Galeria a Roma e in via Corelli a Milano ciò che ogni giorno e ad ogni ora separa un senza-documenti dalla libertà è un crocerossino con delle chiavi in mano.
Anche se non fosse vero che i crocerossini chiudono gli occhi di fronte ai pestaggi o che vi partecipano; se non fosse vero che ridono quando i reclusi disperati si mutilano e urlano di dolore; anche se non fossero complici degli abusi sessuali contro le detenute e negligenti di fronte ai malori anche gravi dei prigiornieri; anche se tutto questo non fosse mai accaduto, anche se Hassan non fosse morto sotto i loro occhi indifferenti, e neanche Salah o Mabruka - anche se tutto questo non fosse mai accaduto, i crocerossini impiegati nei Centri rimangono comunque dei carcerieri.
Non ci debbono essere più equivoci, né scuse: se i Cie sono davvero “sempre più simili a campi di concentramento”, volerli gestire è cosa infame, e va detto forte. Di fronte a un “Campo” la non-collaborazione è il minimo, e bisogna saperla pretendere, bisogna lottare per allargarla e approfondirla. La brutalità che si compie nei CIE riguarda tutti noi.

CROCE ROSSA ASSASSINI!

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Incursione alla mensa gestita dalla Sodexo

Lunedì 12 ottobre 2009. Un pugno di antirazzisti-e attorno alle 12,30 è entrato in una mensa di Milano (situata su viale Stelvio, incrocio con v. Bernina) gestita da Sodexo, la multinazionale che fornisce il cibo ad alcuni CIE, fra i quali quello di via Corelli. Lo scopo dell’iniziativa, come avvenuto in altre città, era di chiamare lavoratrici e lavoratori che si recano a centinaia in quella mensa, a boicottare Sodexo quale parte interessata al funzionamento dei CIE.
Si è entrati nella sala mensa dove si è volantinato alle persone presenti, comprese le cucine, mentre si mostrava uno striscione con la scritta "Sodexo fa i soldi sui prigionieri nel lager di via Corelli". Ci si è fermati sull’uscita dove a voce alta è stato letto un pezzo del volantino e spiegato in breve il significato dell’iniziativa. Al direttore, solo lui, che, mentre ci spingeva fuori, ci invitava a rivolgere le nostre accuse alla Croce rossa, si è detto che lo avevamo già fatto, di stare calmo anche se la verità fa male e di lasciarci fare. La gente, numerosa, già seduta ai tavoli e in entrata, ha accolto con sorpresa e anche qui con incredulità quanto ascoltava e leggeva.
Alleghiamo il testo del volantino che abbiamo distribuito all'interno della mensa gestita dalla Sodexo:

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La Sodexo ingrassa sui prigionieri di via Corelli!

La mensa in cui state mangiando è gestita da una multinazionale francese di nome Sodexo, autodefinitasi "leader mondiale nel settore della Ristorazione collettiva e del Facilities management". Sodexo è un'azienda molto potente, presente in 80 paesi del mondo e con un giro d'affari di 13,6 miliardi di euro annui.
Come molte delle multinazionali più note, Sodexo cerca di coprire le nefandezze che porta avanti nel nome del profitto con dichiarazioni vuote e ipocrite sui propri presunti principi etici e sul proprio impegno sociale.
Così come McDonald's sostiene fantomatiche Fondazioni per i Bambini mentre nello stesso tempo distrugge il pianeta e la salute di quegli stessi bambini; così come Benetton porta avanti progetti di sostegno all'Africa, campagne antirazziste e per la pace mentre nello stesso tempo è tra le prime responsabili dell'esproprio dei terreni dei popoli nativi della Patagonia e dell'Argentina e della distruzione del loro habitat; così la Sodexo dice di sostenere programmi contro la fame nel mondo e allo stesso tempo vende il suo cibo scadente all'interno dei CIE, sostenendo di fatto le carceri in cui vengono rinchiusi i migranti arrivati in Italia proprio per scappare dalla fame e dalla guerra dei loro paesi d'origine.
Sodexo nella scelta dei propri clienti non si è mai fatta scrupoli etici, tutto è lecito se porta a un arricchimento economico: così oltre a fornire il cibo a scuole, ospedali, cliniche, aziende, Sodexo in tutto il mondo è il principale fornitore di cibo in carceri, agenzie governative, basi militari. Non è la prima volta che le nefandezze della Sodexo vengono a galla: nel mondo infatti ci sono già stati diversi boicottaggi nei confronti di questa multinazionale, legati alla sua collaborazione con l'esercito americano, ai suoi affari all'interno delle carceri e dei centri di detenzione per immigrati, alla violazione costante dei diritti dei suoi stessi lavoratori.
In Italia in particolare è Sodexo ad avere l'appalto per fornire il cibo ai CIE di Milano in via Corelli e al CIE di Ponte Galeria (Roma), dove i migranti detenuti denunciano di ricevere cibo scaduto, andato a male, contenente addirittura vermi e scarafaggi... un modo proficuo di svendere anche quello che finisce nella spazzatura dopo che i bravi lavoratori sono tornati nelle fabbriche e negli uffici. L'ennesima dimostrazione che per i dirigenti della Sodexo i migranti rinchiusi sono solo numeri, scarti di esseri umani, e che essere complici delle carceri e dei lager è perfettamente accettabile se può servire ad ingrassare i loro già straripanti portafogli.
Nei CIE non c'è solo cibo scadente o avariato, carenza di acqua, pessime condizioni igieniche, assenza di cure mediche. I migranti sono continuamente umiliati e pestati dalla polizia: sono tantissimi ormai i casi di autolesionismo, tentativi di suicidio, rivolte ed evasioni. Minacce e torture sono compiute anche dal personale degli enti gestori, quali la Croce Rossa, con la complicità o la copertura della polizia. Si tratta in ogni caso di una vera prigionia forzata, che può durare mesi, nei confronti di persone che hanno l'unica colpa di essere prive di un pezzo di carta... ma sappiamo benissimo che la reclusione degli immigrati senza permesso di soggiorno è un'abile mossa di propaganda del governo, che ha basato tutta la sua campagna sui temi della sicurezza e della criminalizzazione del diverso.
Aziende come Sodexo sono uno degli ingranaggi fondamentali che portano i CIE a funzionare, senza la complicità dei fornitori i centri di detenzione che noi preferiamo chiamare lager non potrebbero restare in piedi. Riserviamo solo disprezzo e disgusto verso questi sfruttatori... boicottiamo le loro mense e protestiamo per la loro complicità all'interno dei CIE!

Ecco i contatti a cui indirizzare la nostra rabbia con telefonate, fax, lettere ed e-mail di protesta:

Sodexo Italia Spa - Ristorazione e Integrated facilities management
Tel.: 02 69 68 4.1, Fax: 02 69 68 43 72
Via Fratelli Gracchi 36, 20092 Cinisello Balsamo (MI)
sede@sodexho-it.com

Sodexho Pass Srl - The motivation company
Sede di Milano: Tel. 02 38 05 71
Servizio Clienti: Tel. 02 38 05 75 80 - customer@sodexhopass.it
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