06/11/2009: Due lettere dal carcere di Poggioreale (Na)


Miei carissimi compagni/e,
innanzitutto vi faccio sapere che ho ricevuto il numero 39 dell’opuscolo di settembre. E ancora una volta vengo a ringraziarvi per questa vostra disponibilità; quella di darci la possibilità di pubblicare le nostre lettere, di fare sentire le nostre proteste fuori da queste mura. Anche se mi rendo conto che né all’opinione pubblica né alla società non gliene può fregare di meno se nelle carceri ogni 24 ore muore un detenuto, oppurre se è morto un detenuto misteriosamente, come è avvenuto nel carcere di Regina Coeli di Roma. Ma noi continueremo a scrivere.
Trent’anni fa per ottenere riforme carcerarie più vivibili esistevano lotte collettive. Nelle carceri non c’erano né ma né bi, si faceva e basta. Oggi le lotte che avvengono nelle carceri sono lotte più passive che rivolte. Qui si dimostra che la mentalità non è più la stessa di 30 anni fa. Questo perché un po’ c’è la paura del 14-bis, di finire in un carcere punitivo, e in secondo luogo perché c’è la paura di perdere i benefici. Questa è pura realtà.
Sono sempre stato contro le lotte passive, tipo sciopero della fame, perché è un atto di autolesionismo che non porta da nessuna parte, se non a far godere la “brava autorità”. L’unica lotta che conosco è quella di toccargli il portafoglio ecc.. Va bene, erano altri tempi e altre teste.
Come credete che l’abbiano avuta la legge Gozzini? Certamente non con gli scioperi della fame, ma attraverso le lotte (rivolte).
Mi trovo in regime speciale dal 2005. Ho fatto 5 anni di EIV, per il fatto che nel carcere di Fossombrone e poi in quello di Spoleto ho avuto problemi con la direzione. Tutt’oggi mi trovo classificato, non più nell’EIV, bensì in AS2, per il fatto di trovarmi indagato per un nuovo reato fissato nell’art. 280-bis cp commi 1,2,3.
Qui nel reparto Venezia di Poggioreale dove mi hanno portato è composto tutto da AS1, cioè da prigionieri provenienti dalle sezioni del 41-bis. Di conseguenza mi mandano all’aria da solo, dicono che secondo disposizioni del DAP, non mi è nemmeno consentito di stare in una cella posta di fronte a quella di un altro detenuto AS1. Non vogliono che comunichi.
Beh, le lotte le ho fatte anche se mi sono costate 15 anni di galera, ma ero consapevole a quel che andavo incontro, quindi nessun rimpianto,
Trovate altre forme di lotta che abbiano maggior forza, più decisive e di lunga durata. Rivolgersi alle istituzioni, o alle associazioni istituzionalizzate è solo una perdita di tempo.

Ho appena letto sul quotidiano “Liberazione” della morte di un altro detenuto avvenuta nel carcere di Regina Coeli. Questa volta non si tratta di impiccagione , ma di una morte dovuta ad un forte pestaggio. Da parte di chi? Dei carabinieri o delle guardie carcerarie?
Sta di fatto che un’altra mamma piange la morte del proprio figlio e strilla giustizia. Stefano Cucchi è morto come tanti altri per mano di sporchi aguzzini al servizio dei loro padroni: Aguzzini senza un volto, morti senza colpevoli. Morti le cui famiglie a distanza di anni attendono verità e giustizia. Giustizia che forse non avranno mai.
Trovo indignazione anche nel leggere nelle lettere di molti detenuti le provocazioni, le prepotenze messe in atto contro di loro dai secondini, soprattutto verso i compagni e i prigionieri extracomunitari, musulmani, o perché accusati di “terrorismo”. L’extracomunitario è diventato un caproespiatorio per la mala politica di questo governo fascista, che ha solo saputo creare odio razziale, non soltanto verso il “negro”, il marocchino, ma anche verso i gay, o chi non la pensa come loro.
Sono uno di quei tanti che non odia l’extracomunitario, che odia invece ogni forma di razzismo. Odio il fascismo perché sono antifascista. Odio questa società-galera. Odio tutto ciò che può nuocere la nostra libertà di espressione e di pensiero.

Un saluto anarchico-comunista,
Mauro Rossetti Busa
Poggioreale, 27 ottobre 2009

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Sono molto dispiaciuto e addolorato che un’altra compagna, Diana, si sia tolta la vita in carcere. Non la conoscevo di persona, so che fu condannata con altri compagni per le uccisioni di D’Antona e Biagi. Non conosco le cause che l’anno portata compiere questo gesto… Sui giornali tra l’altro ho letto del suo percorso politico nel movimento della “Pantera”, che nacque nel 1990.
Ciao Diana! Non m’importa quello che scrivono i giornali, so che sei stata una compagna fino alla fine, che hai creduto nei tuoi valori e che sei stata fedele alle tue idee. La tua morte mi ha lasciato un po’ di stucco e molto amaro in bocca. Ha lasciato un grande vuoto nei compagni che ti conoscevano e anche in chi non ti conosceva. Ciao Diana! Un saluto comunista, Mauro

Napoli, 2 novembre 2009

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