03/01/2010: La Giustizia assassina. Lettera dal carcere di Spoleto


Grazie al senso di giustizia e di amore della famiglia Cucchi, a cui va tutto la mia solidarietà e affetto, le indagini sulla morte di Stefano stanno andando avanti.
Con la speranza che questo possa servire ad aprire una fessura di verità e trasparenza su quello che accade fra queste mura.
Molti si chiedono perché i prigionieri quando vengono picchiati non denunciano le botte.
Alcuni detenuti non lo fanno per cultura, altri invece non parlano, non reagiscono, non protestano, in particolar modo i più deboli, perché hanno paura della “giustizia” e dello Stato, più che delle botte.
Hanno paura della Polizia Penitenziaria e della Magistratura perché sanno che i giudici non credono mai a loro, credono solo ai “buoni” con la divisa.
E poi non tutti i detenuti hanno una famiglia meravigliosa come Stefano che sta lottando per avere giustizia.
È solo grazie al coraggio della famiglia Cucchi che sta emergendo la verità, ma poi tutto ritornerà come prima e quando accadranno questi fatti si dirà che la colpa è di solo poche mele marce.
I sindacati di Polizia Penitenziaria anche di fronte a questi gravi episodi rivendicano più soldi, più uomini, più mezzi.
Non regge questo ragionamento secondo cui le guardie carcerarie sono poche e stressate e quindi ci sta che possano avere la mano pesante con qualche detenuto. E’ come legittimare che si va a fare una rapina perché si ha bisogno di denaro per cambiare la macchina.
Fare reati fuori è un conto, farli dentro, da chi indossa una divisa, è ancora più da criminale.
In un paese la giustizia dovrebbe essere il bene più prezioso e maltrattare, istigare al suicidio, picchiare, a volte uccidere, un prigioniero che non si può difendere, è il più disumano dei delitti.
Nei carceri italiani ci si toglie la vita più che in qualsiasi altro carcere nel mondo non tanto per mancanza di libertà, ma soprattutto per carenza di giustizia e umanità.
In carcere le parti si invertono e ti accorgi di essere migliore e meno criminale di chi porta una divisa.
E io mi sono accorto che c’è più legalità nella malavita che nello Stato.
Il carcere in Italia è dominato dall’ingiustizia e qualsiasi cosa accada è sempre colpa del detenuto.
Il carcere, così com’è, quando ti va bene, ti annienta, ti stritola, ti elimina, quando ti va male, ti uccide o ti fa suicidare.
Non lo dico solo io che sono brutto, sporco, cattivo e pure ergastolano, ma lo dice anche la Fondazione Farefutura, vicina all’attuale Presidente della Camera, che dichiara
-In Italia troppi casi Cucchi. (“Il Manifesto” di sabato 14 novembre 2009).
E Vincenzo Cerceo, colonnello in congedo della Guardia di Finanza di Trieste, sulla rubrica “Lettere” di “Liberazione” di domenica 15 novembre 2009 scrive:
“I detenuti picchiati (da sempre)… Ho prestato servizio per oltre 28 anni per compiti di polizia giudiziaria ed ho potuto costatare che il fenomeno, purtroppo, esiste da sempre, almeno fino a quando sono stato in servizio, ed è comune a più corpi di polizia.”

Carmelo Musumeci
Carcere Spoleto dicembre 2009

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